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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De amicitia, 70
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originale
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[70] Quod faciendum imitandumque est omnibus, ut, si quam praestantiam virtutis, ingenii, fortunae consecuti sint, impertiant ea suis communicentque cum proximis, ut, si parentibus nati sint humilibus, si propinquos habeant imbecilliore vel animo vel fortuna, eorum augeant opes eisque honori sint et dignitati. Ut in fabulis, qui aliquamdiu propter ignorationem stirpis et generis in famulatu fuerunt, cum cogniti sunt et aut deorum aut regum filii inventi, retinent tamen caritatem in pastores, quos patres multos annos esse duxerunt. Quod est multo profecto magis in veris patribus certisque faciendum. Fructus enim ingenii et virtutis omnisque praestantiae tum maximus capitur, cum in proximum quemque confertur.
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traduzione
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70 Ecco cosa dovrebbero fare tutti, imitando Scipione: se sono riusciti a distinguersi per virt?, intelligenza e fortuna, rendano partecipi gli amici della propria superiorit?, la condividano con chi hanno pi? vicino; se, per esempio, i loro genitori sono di umile condizione, se i loro parenti non sono molto dotati di spirito e di sostanze, ne accrescano le risorse e li aiutino a ottenere onori e dignit?. ? quel che accade in teatro, dove personaggi vissuti a lungo in stato di servit?, perch? se ne ignorava la stirpe e l'origine, una volta riconosciuti come figli di d?i o re, mantengono intatto il loro affetto nei riguardi dei pastori che per molti anni hanno considerato loro padri. A maggior ragione bisogna comportarsi cos? nei confronti dei veri e sicuri genitori. Cogliamo infatti il maggior frutto dell'intelligenza, della virt?, di ogni tipo di superiorit? quando ne diamo una parte a chi ci ? pi? vicino.
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